Per circa un quarantennio, cioè da quando a fine anni sessanta ha iniziato a calcare i palcoscenici e fino a quando a inizio degli anni dieci di questo secolo ha deciso di “andare in pensione”, due erano le canzoni che sicuramente avresti ascoltato in un concerto di Francesco Guccini: Canzone per un’amica (conosciuta anche come In morte di F.S.) e La locomotiva. Con la prima li apriva, con la seconda li chiudeva.
Silvana Fontana (la F.S. del titolo) era un’amica del cantautore modenese morta in un incidente stradale nell’agosto del 1966, sull’Autostrada del Sole, vicino al casello di Reggio Emilia. Per cause sconosciute l’auto su cui viaggiava insieme al suo fidanzato attraversò l’aiuola spartitraffico e si scontrò frontalmente con la macchina che proveniva in senso contrario su cui viaggiavano due persone che morirono sul colpo. Silvana morì qualche ora dopo in ospedale, l’unico a salvarsi fu il fidanzato.
Guccini racconta, con un testo molto poetico, il drammatico momento dell’incidente, dello schianto, di “quando anche il cielo di sopra è crollato / quando la vita è fuggita”. La canzone si chiude però con un verso che vuole essere di speranza perché “Voglio però ricordarti com'eri / pensare che ancora vivi / voglio pensare che ancora mi ascolti / e che come allora sorridi / che come allora sorridi”.
Il perché la canzone abbia due titoli ha una motivazione particolare. Guccini l’aveva composta quando stava incidendo il suo primo album, Folk beat n. 1. Avendo deciso di inserirla nel disco ma non essendo ancora iscritto alla Siae, era stata registrata da Mansueto De Ponti, il chitarrista che ne aveva scritto la musica. Poi, quando il cantautore modenese si era iscritto alla Società degli Autori ed Editori, la canzone era stata nuovamente registrata, con un nuovo titolo, Canzone per un’amica appunto, e qualche piccola variazione nel testo.
Questa canzone, scritta alla fine degli anni sessanta, può essere di diritto inserita in quel filone musicale, molto diffuso negli Stati Uniti tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta, definito “teenage tragedy songs”, canzoni che avevano per argomento le morti adolescenziali e che spesso venivano cantate in modo melodrammatico. Una di queste è anche Last Kiss.
Scritta dal cantautore americano Wayne Cochran nel 1961, Last kiss racconta di un incidente stradale nel quale muoiono diversi giovani. In tanti hanno creduto che Cochran si riferisse a un incidente nel quale era morta una sua amica, ma quell’episodio era avvenuto l’anno successivo all’incisione della canzone, dunque si tende a pensare che la storia sia frutto della fantasia del suo autore.
Last kiss, nella versione originale, non ebbe molto successo ma nel 1964 fu reincisa da Frank Wilson & the Cavaliers e fu “disco d’oro”.
Un trentennio dopo, per il Natale del 1998, agli iscritti al fan club dei Pearl Jam fu regalato un singolo in vinile sul quale c’erano due cover cantate dal gruppo americano: Soldier of Love, incisa nel 1962 da Arthur Alexander e, appunto, Last kiss.
Eddie Vedder, il cantante dei Pearl Jam, aveva trovato in un mercatino dell’usato il disco con la versione di Wilson e gli era piaciuta così tanto che avevano iniziato a suonarla prima tra di loro, poi nel soundcheck, e infine, come detto, l’avevano incisa per il “disco cadeau”.
Nei mesi successivi iniziò ad essere sempre più spesso proposta dalle radio commerciali al punto che la casa discografica fece così tanta pressione sul gruppo perché la canzone venisse pubblicata ufficialmente che alla fine Vedder e compagni acconsentirono a metterla su vinile a condizione che tutto il ricavato venisse devoluto in beneficenza.
Ad oggi Last kiss ha raccolto più di 10 milioni di dollari, e con il suo quasi milione di copie vendute è il singolo di maggior successo dei Pearl Jam.
La moda delle “teenage tragedy songs”, durata quasi un decennio e popolata da un’infinità di canzoni, si esaurì quando negli States ci fu la cosiddetta “British invasion”, l’invasione britannica, quando cioè alcuni gruppi inglesi, i Beatles e i Rolling Stones per primi, scalarono le classifiche americane di vendita. Ma questa è già un’altra storia.