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Gioiose macchine da guerra

Operaincerta, 14 dicembre 2016

 
Nomen omen, cioÈ di nome e di fatto. Ma È sempre così?

 

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Il tema di questo mese, Uomo vs Macchina, invoglierebbe a scrivere della lotta, ammesso che esista, tra l’uomo e la macchina; a me invece fa pensare alle macchine formate da uomini. A due in particolare, due “gioiose macchine da guerra”. Una perdente, l’altra, per fortuna ma anche no, dipende dal punto di vista, vincente.
Iniziamo dalla prima, quella perdente. Siamo nel 1994; il Partito Comunista, per alcuni il “grande” Partito Comunista, già da qualche anno non c’è più e si è trasformato nel PDS, il Partito Democratico della Sinistra, quello della Quercia; “Mani pulite”, l’inchiesta sulla corruzione nella politica, ha spazzato via i partiti della cosiddetta Prima Repubblica; l’allora ancora Cavaliere, Silvio Berlusconi, ha diffuso un video con tanto di calza sulla telecamera nel quale annuncia la nascita di un nuovo partito, Forza Italia, il “partito azienda”, promettendo un milione di posti di lavoro e impegnandosi a risanare l’Italia, lui che dal niente (?) era riuscito a farsi da solo; nel marzo di quell’anno, il 27 e il 28, si va a votato per le elezioni politiche, per rinnovare i due rami del Parlamento, la Camera dei Deputati e il Senato.
A quelle elezioni si presentano tre schieramenti. Quello di centrodestra, con Forza Italia alleata al nord con la Lega Nord sotto le insegne del Polo delle Libertà e al sud con Alleanza Nazionale come Polo del Buon Governo; quello di sinistra, l’Alleanza dei Progressisti, la “gioiosa macchina da guerra”, così definita da Achille Occhetto, l’allora segretario del PDS e candidato premier, e che riunisce i partiti della sinistra, dal Partito Socialista a Rifondazione Comunista, passando per La Rete di Leoluca Orlando e la Federazione dei Verdi; il Patto Segni, il terzo incomodo, cui aderiscono alcune personalità di centro e destra.
In tanti pronosticano un netto successo dell’Alleanza dei Progressisti, ma nessuno ha fatto i conti con l’oste che, in quel caso, risponde al nome di Silvio Berlusconi.
I primi exit poll danno la coalizione guidata dal Cav avanti a tutti, i dati definitivi assegnano alla coalizione di centrodestra quasi il 43% dei voti; quella guidata da Occhetto raggiunge appena il 34%; Segni conquista un deludente 15%.
Quindi vittoria netta della destra e inizio del lungo ventennio, salvo brevi parentesi, berlusconiano. E la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra? Dopo l’ulteriore sconfitta alle Europee, Occhetto si dimette da segretario del PDS, gli succede Massimo D’Alema, e da lì inizia la parabola discendente della sinistra italiana.
La seconda gioiosa macchina da guerra è di tutt’altro genere, è una che la sconfitta non sa quasi cosa voglia dire; è formata da 15 giocatori che vestono con un completo nero e da tutti sono conosciuti come gli All Blacks.
Sul perché la Nazionale Neozelandese di rugby viene chiamata in questo modo ne abbiamo già parlato su queste pagine e quindi vi invitiamo a leggere Terrore nero.
Per far capire invece perché gli All Blacks si possono definire una macchina da guerra, gioiosa e pressoché invincibile, è sufficiente soffermarsi su alcuni numeri.
Cominciamo dal 3, che sono i campionati mondiali vinti su otto disputati. Poi c’è il 18, le vittorie consecutive in partite ufficiali, nessuna squadra nazionale ha fatto meglio. I tuttineri sono rimasti imbattuti dal 15 agosto 2015 al 6 novembre 2016, quando sono stati sconfitti dall’Irlanda (guidata, sarà un caso?, da un allenatore neozelandese, Joe Schmidt).
Gli All Blacks sono stati spesso al primo posto nel ranking mondiale; attualmente lo sono praticamente ininterrottamente dall’agosto 2008.
Il loro attuale allenatore, Steve Hansen, ha guidato la sua squadra per 54 volte, portandola al successo in ben 49 incontri, quindi con una percentuale di vittorie del 90,7%. Nelle altre 5 partite due pareggi e tre sconfitte.
Questa squadra monster ha un bilancio di vittorie positivo con tutte le squadre incontrate nella sua lunga storia (primo incontro ufficiale nel 1903). I neozelandesi hanno incontrato 21 nazionali e con 12 di queste non hanno mai perso. In totale hanno giocato 543 incontri, vincendone 418, che equivale al 77% di vittorie. L’Italia ha affrontato 13 volte gli All Blacks ed è stata sempre sconfitta (l’ultima qualche settimana fa), riuscendo a segnare 128 punti, subendone la bellezza di 754.
E dunque, che cosa bisogna dedurre dopo aver letto queste righe? Che non sempre ci si può fidare dei nomi. Perché, così come, ad esempio, Novi Ligure, nonostante il nome, non è una città ligure, anche le “gioiose macchine da guerra” non sempre sono state realmente “gioiose”. A buon intenditor…