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Senz'anima

Ragusarugby, 25 ottobre 2015

 
Un Padua poco lucido e presuntuoso esce sconfitto dal campo del Clan Messina. Da salvare solo il punto di bonus.
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La vittoria del cuore. Avremmo potuto titolare in questo modo se avessimo visto l’incontro tra Clan Messina e Padua Rugby Ragusa con gli occhi del tifoso peloritano.
I nostri occhi, però, hanno un fondo bianco e azzurro e pertanto si è trattata di una partita da dimenticare. Troppa immodestia tra le fila iblee, poca umiltà, tanta presunzione.
Riproponendo la metafora che ha utilizzato il coach paduino a fine partita, in campo si è vista una squadra operaia e una che si è creduta nobile. Ha vinto l’operaia.
L’inizio è equilibrato, con un ping pong al piede e alcune azioni alla mano, da una parte e dall’altra, che fanno avanzare di pochi metri le due squadre. In pratica si gioca nella fascia centrale del campo.
Al 12° la prima fiammata. Una touche nei 22 iblei, palla vinta dai padroni di casa che avanzano in maul, poi si crea una ruck e da lì parte un’azione dei trequarti che porta il pallone fin sul lato opposto del campo dove c’è Andrea Irrera che si ritrova senza avversario e che deve solo poggiare l’ovale in area di meta. Federico Longo sbaglia la difficile trasformazione. 5 a 0.
La meta subita scuote il Padua, che si piazza stabilmente nella metà campo peloritana. Diverse sono le occasioni per marcare, ma la poca lucidità dei giocatori in maglia bianca le fa sfumare.
Al 19° però un carrettino che prende il via da una touche porta Giorgio Carbonaro in meta. Peppe Iacono non centra i pali. 5 a 5.
Adesso è quasi un monologo ibleo ma il Padua non riesce a concretizzare la mole di gioco prodotta. Scelte di gioco sbagliate, sbavature, tanti errori, tra banali e gravi, lasciano a bocca asciutta gli uomini di German Greco.
Al 29° arriva comunque la seconda meta ragusana. Mischia nei 22 messinesi vinta dal Padua, Ruben La Rocca apre veloce a Luca Cavalieri e l’ex giocatore del Cus Milano è bravo a superare il proprio avversario per poi tuffarsi in meta al centro dei pali. Peppe Iacono non può sbagliare la trasformazione. 5 a 12 e partita che sembra segnata.
In effetti nei successivi 5 minuti i ragusani avrebbero un paio di occasioni per ammazzare l’incontro ma, così come in precedenza, non sono bravi ad approfittarne.
Negli ultimi minuti del primo tempo si rivede, invece, il Clan che, pur senza strafare, fa capire di esserci ancora e che non ha assolutamente voglia di cedere.
Nell’intervallo coach Greco, scontento, a ragione, per il gioco dei suoi manda in campo l’intera panchina. Entrano Emanuele Licitra, Giuseppe Garozzo, Giuseppe Di Mauro, Giuseppe Puglisi, Giorgio Comitini, Enoc Valenti e Marco Muccio, escono Luca Cavalieri, Ruben La Rocca, Gianluca Tumino, Antonio Modica, Michele Campanella e Giorgi Carbonaro.
L’innesto dei sette non cambia nulla nell’economia del gioco. Anzi, se possibile, i ragusani diventano ancora più evanescenti: la mischia, che prima dominava, inizia a cedere, la touche non sempre funziona, i trequarti non ricevono molti palloni e quei pochi che si ritrovano non li sfruttano a dovere.
Per 25 minuti, comunque, non accade niente di rilevante, poi si gioca il quarto d’ora che avrebbe potuto firmare Hitchcock, tante sono le emozioni e i colpi di scena.
Il Padua attacca ma per un velo involontario l’arbitro assegna una mischia ai messinesi. Siamo nei 22 del Clan; l’ovale esce dalla parte dei padroni di casa e il loro mediano, Emanuele La Foresta, prova a superare, riuscendoci, la difesa avversaria con un calcetto a seguire per se stesso. Poi apre a Irrera che supera in velocità un paio di difensori e va a segnare la sua seconda meta. E con la trasformazione di Longo è pareggio. 12 a 12.
Questa volta i paduini accusano il colpo e, nemmeno il tempo di rimettere in gioco, subiscono la meta dell’estremo Marco Marzullo, al temine di una bella azione che vede i ragusani nella parte dei birilli. Longo non trasforma, ma il Clan passa il vantaggio. 17 a 12.
La reazione del Padua dovrebbe essere rabbiosa e, in effetti, lo è, anche se confusionaria. Riescono comunque a mettere alle corde i peloritani ma, come per tutto l’incontro, senza concretizzare quanto di buono riescono a produrre. Al 73°, giusto perché oggi deve piovere sul bagnato, Alessandro Cappa placca senza palla un avversario e viene espulso per 10 minuti.
A questo punto, mancano 6 minuti al termine, con un uomo in meno per i biancazzurri sembra finita.
Invece, della serie la disperazione fa fare cose che non ti aspetti, il Padua mette alle corde il Clan e, al 75°, piazza la meta del sorpasso. Peppe Iacono batte veloce una punizione e va a tuffarsi in meta accanto alla bandierina. La trasformazione è di quelle non proprio facili ma l’apertura iblea ha il piede ispirato e l’ovale centra i pali. 17 a 19.
Adesso sono i padroni di casa ad essere disperati per la vittoria che stavano per assaporare e che invece sembra essere volata via.
I ragusani però non possono smentirsi proprio alla fine, ed ecco che commettono una serie di errori difensivi che permettono a Riccardo Libro di segnare, a tempo ormai scaduto, la meta che dà la vittoria alla propria squadra. La trasformazione di Longo è inutile e serve solo per arrotondare il punteggio. 24 a 19 e squadre mandate dal signor Censabella, buono il suo arbitraggio, a fare la doccia.
Come chiudere questa cronaca? Raccontando la felicità dei giocatori di casa, che al triplice fischio si abbracciano e festeggiano come se avessero vinto il campionato, e i musi lunghi dei ragusani, consapevoli che, continuando a giocare come oggi, non potranno andare lontano.