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Il placcaggio
Ragusarugby, 13 settembre 2015
L’arbitro Giovanni Gurrieri ci spiega le regole del rugby.
Giovanni, buongiorno. Se sei d’accordo, in questa seconda puntata sulle regole del rugby parliamo del gesto che caratterizza più di altri il nostro gioco: il placcaggio.
Mi va più che bene.
Perfetto. Allora iniziamo spiegando che cos’è un placcaggio.
Si tratta di un’azione di gioco con la quale un difensore cerca di fermare un attaccante portandolo a terra.
Nell’immaginario collettivo, sembrerebbe che si possa placcare in qualunque modo, purché si fermi l’avversario. È così?
Assolutamente no! Perché si possa parlare di placcaggio bisogna che il placcatore chiuda il placcaggio abbracciando l’avversario e andando a terra insieme a lui. Dunque afferrarlo per la maglietta, spingerlo con il braccio o fargli la famosa “francesina”, cioè quella sorta di sgambetto fatto con una mano, non si possono ritenere placcaggi. In definitiva, se non c’è placcato, non c’è placcaggio.
È invece vero che si può placcare in ogni parte del campo?
Sì, questo è vero. All’interno delle linee che delimitano il campo da gioco si può.
Quali sono i modi in cui non si può placcare?
Non si può andando di spalla, quello che in gergo si definisce un placcaggio non chiuso, così come non si può “abbracciare” l’avversario dal collo in su.
Poco fa hai detto che se non c’è placcato, quindi se non si va a terra, non c’è placcaggio. Perché è così importante specificare questa cosa?
Sapere se ci sia stato o meno un placcaggio è fondamentale per quanto riguarda gli obblighi e i diritti dei giocatori. Se c’è stato un placcaggio, il placcato, una volta a terra, deve lasciare la palla, mentre il placcatore, dopo essersi rialzato, può intervenire sul pallone, anche se si trova al di là della linea immaginaria che passa attraverso il pallone e che segna il fuorigioco. Questo, naturalmente, fino a quando non si forma il ruck. Da quel momento in poi, tutto torna alla “normalità” e anche il placcatore dovrà rispettare le regole del ruck.
Spesso vediamo l’assistente placcatore alzare platealmente le braccia e poi andare a caccia del pallone.
Quel gesto si chiama ali di pollo, in inglese chicken wings, ed è un modo per dire all’arbitro “guarda che ho liberato l’uomo e adesso posso intervenire sul pallone”. A condizione, naturalmente, che resti in piedi. Se invece va giù deve togliere le mani dal pallone.
Se invece il giocatore non viene placcato ma, con una “francesina” o in altro modo, cade a terra che succede?
Succede che quel giocatore può rialzarsi senza lasciare la palla e riprendere la corsa.
Andiamo alle sanzioni. Placcato che non libera la palla o placcatore che non lascia il placcato?
In questi casi è sempre punizione e, se il fallo viene ripetuto, ci può anche essere un richiamo o, addirittura, un giallo. Quest’ultimo arriva quando il difensore non lascia mai il placcato, ma bisogna anche valutare il momento dell’azione e la zona del campo.
Placcaggio alto?
Questa è un’infrazione più grave delle due precedenti e per questo, in genere, oltre a concedere la punizione, si punisce il giocatore con un cartellino giallo o rosso, a seconda della gravità del fallo. In alcuni casi, invece, se il fallo si giudica non volontario ci si limita alla sola punizione. In ogni caso sarà sempre l’arbitro a fare le sue valutazioni e a decidere di conseguenza.