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Era il novembre del '66

Operaincerta, 14 luglio 2015

 
"DIALOGO": UN GIORNALE STORICO DI RAGUSA

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Quasi cinquant’anni fa, era il novembre 1966, prendeva vita a Ragusa un progetto editoriale che, nonostante l’età, i trascorsi, le “pause di riflessione”, è ancora ben vivo ed arzillo. Parliamo del giornale DIALOGO, nato come ‘periodico studentesco’ e poi, nel tempo, trasformatosi in ‘periodico di cultura, politica, attualità’.

Ce ne racconta la storia l’attuale direttore, Piero Vernuccio.

«Il primo numero fu pubblicato nel novembre 1966, di 26 pagine e in formato 24x23 e venne stampato presso la tipografia Bella & Schembari di Ragusa. Direttore responsabile fu Giovanni Pluchino e venne venduto al prezzo di copertina di 50 Lire».

Sembra che si stia parlando di preistoria… Ma a chi venne l’idea del giornale, e perché fu scelto proprio questo nome?

«Essendo un giornale studentesco, l’idea venne a un gruppo di studenti cattolici che frequentavano soprattutto l’I.T.C. “Fabio Besta” di Ragusa. Il perché del nome è la Redazione stessa a spiegarlo nell’intervento del 1° numero. “Amici Studenti, noi vogliamo presentare questo giornale fatto da giovani, anch’essi studenti, che vogliono fornire a voi, cari amici, non soltanto il modo di passare, con piacevole lettura, qualche ora, ma vogliono anche offrirvi il modo per riflettere sulla nostra vita, sui problemi che essa ci presenta, sul nostro ambiente, sulle sue mentalità, ecc. È con questo giornale che noi vogliamo intessere con voi un dialogo fraterno, costruttivo, che sarà un modo con cui ‘miglioreremo’ noi stessi e ci porremo in una posizione di impegno e di responsabilità nei riguardi della società e in particolare del nostro ambiente studentesco”. Fu un’iniziativa da apprezzare, non solo perché costituì una novità nell’area iblea, ma soprattutto perché venne condotta con responsabilità, serietà, ed una certa costanza che portò la testata – sia pure con periodicità variegata – ad uscire dal 1966 al 1970, con la non trascurabile cifra di 13 numeri che per una produzione studentesca non è poca. Nel dicembre del 1969 avvenne il cambio della direzione responsabile nella persona di Giovanni Gurrieri».

Mi dicevi che l’esperienza, però, a un certo punto ebbe una battuta d’arresto.

«Si sa, quello di studente è un ruolo di transizione. La testata subì i contraccolpi di chi, diplomatosi, se ne distaccò, di chi si trasferì presso varie sedi universitarie, di chi ebbe la fortuna di trovare subito una occupazione lavorativa, di chi si sposò …o più semplicemente si innamorò. In sintesi, per questi motivi oggettivi e del tutto naturali, DIALOGO cessò la pubblicazione, dopo avere in ogni caso lasciato nella gioventù ragusana del tempo una diffusa traccia di testimoniato impegno ed entusiasmo».

Nel 1976 DIALOGO tornò nelle edicole anche più forte di prima, mi pare di capire.

«Esattamente, a marzo e sotto la mia direzione. In quell’occasione si cambiò la testata, che è quella attuale, e il giornale divenne un ‘periodico di cultura, politica e attualità’, sforzandosi di aggregare le forze vive dell’area iblea – anche quelle non giovanili – attorno ad un progetto editoriale che permetta di esprimere le loro esigenze, i loro problemi, le loro aspirazioni. L’area politica in cui DIALOGO intese inserirsi fu quella della sinistra; indicatore significativo a riguardo fu il colore rosso con cui venne stampata la testata. Ho piacere di citare che il numero 1 – nuova serie 1976 – fu dedicato all’amico compagno Giovanni Spampinato, che iniziò sulle pagine di DIALOGO il suo impegno politico e civile di giornalista. Furono create due nutrite sedi redazionali, una a Ragusa ed una a Modica, con incontri settimanali per la programmazione del giornale. Così si esprimeva il ‘redazionale’ della nuova serie editoriale: “Noi crediamo in una alternativa politica sociale e umana che nasca da una ‘rivoluzione culturale’, da un modo diverso cioè, di vedere l’altro, di comprendere le sue esigenze e quindi di rispettarle. Il nostro ‘dialogo’ pertanto non può essere soltanto un incontro formalistico di idee, una giustapposizione di concetti, ma presuppone un impegno per l’unità, per un nuovo rapporto non fondato sull’individualismo, ma sulla solidarietà e quindi per una società autenticamente popolare e profondamente giusta”».

Quello era il periodo delle lotte, del movimento studentesco, e il giornale non girò mai lo sguardo dall’altra parte.

«DIALOGO propose in genere confronti pacifici, ma non disdegnò il confronto battagliero allorquando ritenne di doversi opporre a gravi situazioni di devianza che negli anni ’80 e ’90 ebbero a verificarsi nell’area iblea; devianze nella gestione amministrativa degli Enti locali, nello scempio urbanistico e del territorio, nello sfruttamento delle forze lavorative, nella corruzione di politicanti. E le 17 denunce per diffamazione a mezzo stampa proposte contro la testata piombarono una dopo l’altra. Erano quegli anni in cui un articolo di prima pagina che proponeva una battaglia contro uno scempio (ad es. quello contro le dune del litorale) riusciva ad aggregare decine di associazioni e migliaia di persone disposte a battersi in prima linea».

Poi, come dopo ogni salita c’è una discesa, anche per DIALOGO arrivò il momento in cui l’impegno di quel periodo sembrò svanire o, quanto meno, alleggerirsi.

«Il degrado socio-politico che ha caratterizzato quegli anni, e che ha portato alla fine delle ideologie e alla chiusura nel privato, ha determinato delle modifiche sostanziali anche nella esperienza editoriale di DIALOGO. È cessata la disponibilità all’incontro fisico per le riunioni redazionali, è sensibilmente diminuita la disponibilità per un giornalismo d’inchiesta, si è ridotta a numeri ristretti la consistenza della militanza generosa attorno alle necessità organizzative del giornale».

Piero, DIALOGO però, nonostante tutto, continua a pubblicare. E questo non è cosa da poco. Ma che cosa rappresenta, oggi, il giornale che tu dirigi?

«Uno spazio, un’esperienza dove puoi trovare la piena disponibilità alla pubblicazione di articoli d’inchiesta (allorquando si riesce a produrne), di analisi sulla realtà politico-sociale-economica dell’area iblea, di riflessioni di liberi pensatori sulle più svariate tematiche che riguardano lo svolgersi sociale. In sintesi, una palestra di formazione-informazione in cui ogni collaboratore si trova a proprio agio (non dovendo subire alcun intervento di censura) e in cui gli affezionati e numerosi lettori trovano tuttora interesse nonostante la vicina celebrazione del quarantennio di vita della testata (ci si riferisce alla nuova serie, ndr)».

Un’ultima domanda: DIALOGO vive grazie ai soldi di chi?

«Sin dal primo numero della nuova serie che è partita nel 1976, la periodicità di DIALOGO è stata sempre mensile con pubblicazione ininterrotta. Editrice della testata è l’Associazione Culturale Dialogo, con sede in Modica, che a questa iniziativa associa anche attività di pubblicazione di numerosi volumi, con prevalenza su tematiche storiche locali. I soldi arrivano solo ed esclusivamente dalla sottoscrizione di abbonamenti e dalla pubblicazione di inserti pubblicitari. La Redazione ha sempre escluso dai propri intenti la richiesta di finanziamenti ad Enti pubblici e privati, e ciò al fine di cautelare la propria totale indipendenza dalla possibile influenza di ogni potentato politico ed economico. Inutile dire che tutti i collaboratori di DIALOGO prestano il proprio impegno sotto forma di volontariato, a titolo del tutto gratuito. Se c’è qualcuno che vuole darci una mano può farlo sottoscrivendo un abbonamento annuo tramite versamento di € 10 (comprendente solo le spese di stampa e di invio postale) sul c/c/p n° 10780971 intestato a DIALOGO».