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Sono strani questi pompieri

Operaincerta, 14 marzo 2015

 
VigilE del Fuoco: lavoro serio che talvolta fa sorridere

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Quando pensiamo ai Vigili del Fuoco al lavoro, li immaginiamo con elmetto in testa e pompa in mano intenti a spegnere un incendio in casa o a domare le fiamme in un bosco.
Nella realtà, invece, la tipologia di situazioni per cui i pompieri sono chiamati a intervenire è così vasta che forse un’intera pagina di questo giornale non sarebbe sufficiente. Infatti, la campanella della caserma può suonare, oltre che per gli incendi, anche, ad esempio, per soccorrere qualcuno incastrato nella propria vettura dopo un incidente stradale, per rimuovere sostanze pericolose, in caso di allagamenti, di fughe di gas e altre decine di casi.
Spesso si tratta di interventi drammatici, nei quali si cerca di salvare vite umane e per i quali i Vigili mettono in pericolo la propria.
A volte, invece, capita di fare interventi che hanno un che di bizzarro e sui quali si riesce anche a sorridere.
“Nel corso di questi anni”, è il geometra Giovanni Chessari, funzionario e memoria storica del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ragusa, a parlare, “le tipologie di intervento per cui siamo stati chiamati sono state molteplici. Quando rientriamo in caserma, dopo un intervento difficile, nel quale magari qualcuno ha perso la vita, non si ha voglia di parlare, si va a fare una doccia e con lo sporco si spera di rimuovere anche i brutti ricordi. Altre volte, invece, gli interventi sono così bizzarri che, anche dopo anni, se ne ancora un ricordo vivo, e il loro racconto accende il sorriso degli ascoltatori”.
E allora, geometra Chessari, ci racconti qualcuno di questi interventi, non dimenticando che, per quanto ascoltandoli si possa anche sorridere, sono interventi prestati al soccorso di qualcuno, uomo o animale che sia!
Giovanni Chessari non si lascia pregare e inizia col racconto di quando, diversi anni fa, una squadra è stata chiamata perché un signore, salito sulla facciata della cattedrale di San Giovanni, dopo aver scavalcato una specie di parapetto che c’è, aveva minacciato di buttarsi giù.
“Adesso, a distanza di anni, non ricordo più per quale motivo diceva di volersi buttare. Noi siamo arrivati in piazza con l’autoscala e, in quanto funzionario di servizio, è toccato a me salire su fino a raggiungere l’aspirante suicida. Appena l’ho avuto vicino gli ho subito detto di rientrare, di non fare pazzie. Ma lui mi ha risposto che non aveva nessuna intenzione di buttarsi e che stava facendo quel gesto per richiamare l’attenzione sul suo problema. A quel punto non ci ho visto più e gli ho gridato e allora scendi giù perché se scivoli rischi di morire sul serio! Ho avuto fortuna perché il tizio ha capito che stava esagerando ed è rientrato. E insieme con lui anche l’allarme”.
Ma, se si riesce a sorridere per interventi che hanno visto persone come protagonisti, è solo perché hanno avuto un lieto fine. Come quando un pompiere, che stava scendendo lungo una scarpata per andare ad imbracare una mucca che vi era scivolata, era a sua volta scivolato e, cadendo, aveva sbattuto la testa. Così, per salvare uomo e animale, era stato chiamato un elicottero e tutto si era risolto solo con un po’ di spavento e un grande mal di testa per il pompiere.
“Quando ad essere in gioco ci sono vite umane, sorridere diventa difficile. Più facile invece quando i protagonisti sono gli animali, anche se, ci tengo a dirlo, il nostro lavoro viene svolto sempre con la stessa serietà e rigore. La differenza è che con gli animale l’aneddotica è più vasta”.