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Ragusa, città d'incontro

La Città, 12 agosto 2006

 
Ferracin: “Pensate prima a potenziare i mezzi pubblici”

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La Sicilia e lontana, specie per noi dei nord. E per i messaggi che ci arrivavano pensavamo di incontrare una terra dura, sia come impatto con gli abitanti, che come natura. Eravamo sulle difensive. La Sicilia si porta un immaginario su cui insistono tanti luoghi comuni. Noi forse eravamo venuti un po’ prevenuti e invece siamo rimasti stupiti dal clima, sia naturalistico che nel rapporto con la gente. Riparto per Treviso abbandonando tutti i luoghi comuni con cui ero arrivata, portandomi invece dietro la sensazione di una terra dolce, bella, umana, rilassante.

E Ragusa?
Ragusa e una citta che si presenta con 3 facce: la parte “nuova” che ti accoglie con il suo disordine, comune alle periferie di tante città italiane, fatto di edifici misti commerciali-abitativi, di strade in costruzione (qualcuna mai ultimata) e l’evidente ricerca di un’espansione motivata più dalle esigenze del business del cemento che da quelle di una popolazione in crescita. Dalla periferia si arriva alla citta di Ragusa, con i suoi palazzi vecchi e la sua ormai superata urbanistica che fa fatica a sopportare il traffico automobilistico. Le vie strette, le curve in salita, i sensi unici e le piazze rispecchiano una progettazione della citta in epoche in cui si utilizzavano le carrozze e i carretti. Oggi, riempite dalle auto private e dai camion commerciali che riforniscono la citta, dimostrano tutto il loro limite negando al viaggiatore e probabilmente anche allo stesso abitante, l’invito a visitare la città percorrendola a piedi. È questo un problema di quasi tutte le aree urbanizzate italiane che negli ultimi 20 anni hanno visto il susseguirsi di politiche indirizzate alla crescita economica del paese completamente scollegate dalle politiche di progettazione della mobilita urbana delle persone. Ragusa ne e un esempio come tanti altri.

E poi c’è Ibla...
La citta diventa magica proprio quando si comincia a scendere per la via che porta verso Ibla. Il susseguirsi dei palazzotti vecchi, il restringimento progressivo delle vie principali sono come una macchina dei tempo che portano il viaggiatore indietro a epoche passate. Il traffico automobilistico a questo punto è un elemento di disturbo, di fastidio ma perde il suo potere alienante mano che la vista comincia a spaziare verso il basso della città. Ibla si fa ammirare da ogni lato. La collina ricoperta di antiche costruzioni è un ammasso uniforme e coerente. Le chiese si distinguono con fatica e solo grazie ai loro terminali elevati si riesce a individuarle con certezza. La gradinata incoerente, contorta, irregolare che scende nell’istmo che divide Ragusa da Ibla fa accrescere la curiosità del viaggiatore che si trasforma in una piacevole ansia di scoprire cosa ci sarà dietro ogni angolo, scala o portico. E Ibla non delude chi la percorre a piedi dall’inizio alla fine. Se si ha l’accortezza di attraversare i suoi viottoli stretti che si arrampicano alternando scalini e pendenze che precludono finalmente lo spazio ai veicoli si entra in un mondo che non ha tempo e che lascia a chi si avventura nei viottoli il piacevole gioco di scoprire i particolari di questa bellissima cittadina.

Quale potrà essere, secondo lei, la dimensione turistica di Ragusa e Ibla?
Intanto occorre chiedersi: Ragusa ha bisogno di una crescita turistica? Se la risposta e sì, allora occorre fare alcune riflessioni. La premessa delle sensazioni vissute sopra descritte già delinea la direzione che il viaggiatore, arrivando a Ragusa tra qualche anno, si potrebbe aspettare da un’amministrazione lungimirante che tenesse a cuore il mantenimento della città e che ha deciso come politica strategica l’offerta al viaggiatore e al turista di visitare le ricchezze delle due città. Il nodo cruciale è quindi come far muovere gli abitanti e i turisti nelle vie di Ragusa e Ibla. La citta e piccola, e ancora più piccola è Ibla. A mio parere non si potrebbero sopportare le lunghe colonne di pullman che, come avviene a Catania, Siracusa o Taormina, scaricano turisti per le vie di una città che in certe ore di punta è soffocata dal traffico. Parallelamente si dovrebbe prevedere la chiusura del centro al traffico automobilistico e commerciale. La proposta turistica sostenibile dovrebbe intanto fare riferimento all’effettiva capacita della città in termini di ricezione, proponendo e organizzando eventi di particolare interesse culturale in maniera da orientare l’arrivo dei turisti interessati alle varie proposte consentendone il controllo e il contenimento del loro numero. In quest’ottica si potrebbe proporre Ragusa come una citta d’incontro più che una città ad uso e consumo del turismo di massa. L’incontro creato e organizzato dalla città con temi culturali e di interesse anche internazionale (convegni scientifici, concerti, teatro, film, ecc.). In questa maniera le persone che si avvicinerebbero a Ragusa sarebbero motivate più da una ricerca di interesse culturale-artistico-scientifico che turistico, riducendo automaticamente il numero delle presenze che, se proiettate nei periodi dell’anno, potrebbero essere distribuite in maniera omogenea e sostenibile. Il motto di una tale scelta potrebbe essere: Ragusa citta di incontro.

Su cosa si deve intervenire immediatamente?
Ragusa deve innanzitutto riuscire a fare un difficile salto di qualità incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici. La citta soffocherà se non si imboccano delle politiche, anche sperimentali, che tendano ad eliminare il traffico dal centro di Ragusa e da Ibla. Ovviamente la proposta deve essere accompagnata da uno sviluppo di nuovi sistemi per la mobilita urbana. Anzi, un primo momento di incontro per la citta a livello internazionale potrebbe essere un work group proprio per studiare il problema, specifico di Ragusa e citta simili.