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Resistenza animala

La Città, 29 luglio 2006

 
Cronache surreali da una cittÀ in declino

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Voi non lo sapete ma da qualche tempo a Ragusa si sta conducendo un esperimento di vitale importanza e oggi “La Città” è in grado di svelarne i tre punti principali ai propri lettori.
L’esperimento, chiamato “Resistenza animala” (il nome è strano, ma anche i cattedratici lo sono), è stato promosso e finanziato dalla Comunità Europea, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Comunità dei Telefonisti del “12” in esilio, dalle università di Rotterdam (Olanda), di Rottweiler (Canile), di Rott am Inn (Germania) e dal Servizio Neurologico della Motonautica Minimale Italiana.
Il suo scopo è quello di capire fino a che punto l’uomo può resistere vivendo in condizioni disagiate e la scelta della sede per lo studio è caduta su Ragusa perché, fino a qualche anno fa, tutto sommato, vi si viveva abbastanza bene: la città era pulita, le strade ben messe, il verde non era tantissimo ma lo si faceva bastare, il traffico non era sul punto di esplodere, di rotonde ce n’era solo una (alla fine di via Roma), le mezze stagioni esistevano ancora.
Ma andiamo ai tre punti dell’esperimento.
Strade e marciapiedi. Una squadra di trapanatori è andata in giro per la città, ogni notte, armata di trapano (punta rigorosamente non superiore alla “10”), a bucare in più punti asfalto e marciapiedi in modo da ricreare l’effetto “emmental” per favorire la rapida scomparsa del fondo stradale e del marciapiede. E, effetto collaterale ma fondamentale, per accrescere il senso di nausea e rabbia inconscia in tutti i mangiatori di “caciocavallo” e “provola ragusana”. Pare che tal Giovanni Giummarra, pensionato di anni 81, abbia tentato di suicidarsi dopo lo shock provato per aver sentito odore di formaggio svizzero attraversando un incrocio. Successivamente si è scoperto che per ben quarant’anni aveva vissuto da immigrato clandestino a Herisau nel canton Appenzello Esterno della confederazione elvetica.
Mare. Una task-force (Berlusconi non c’entra nulla, la traduzione non vuol dire “la forza della tasca”) ha avuto il compito di dirottare (anche Al Qaeda in questo caso non c’entra) tutti i liquami provenienti dalle case del nostro litorale dai depuratori (ci sono? non ci sono? Mike aiutaci tu!!!) al mare nostrum (e c’è già la proposta di rinominarlo mare mostrum). Adesso vi è chiaro perché da qualche tempo l’acqua puzzava in modo così esagerato? Non era il vostro vicino che da più di tre mesi non si lavava e approfittava dell’occasione per darsi una sgrassata…
Immondizia. In questo caso si è fatto tesoro del proverbio russo “Стенограмма выступления совместной пресс-конференции” che più o meno vuol dire “Se la cosa la fai a poco a poco, nessuno se ne accorge”. E così, prima si è liquidata la società che puliva più o meno bene la città (non prendetevi paura, la mafia non c’entra nulla, nessuno è stato reso liquido con l’acido), poi si son fatte o cercato di fare società pubbliche, miste, consorzi, remix, coni con panna. Così la gente non ha capito più nulla e i guastatori hanno potuto seminare immondizia ovunque (per fortuna che non è cresciuta, evidentemente il concime non era adatto). I cavoli sfatti, la TV usata e il motore diesel che trovavate ogni mattina accanto al bidone di fronte casa vostra non erano abbandonati dal vostro vicino di pianerottolo! Cospargetevi il capo di cenere e andate a chiedergli scusa per le lische di pesce e le bucce di arance che per tutto l’inverno gli avete lasciato per ripicca sullo zerbino del portone del suo appartamento.
Questo abbiamo saputo e questo abbiamo ritenuto farvi sapere. E adesso ci sentiamo di vivere in un “Truman show” (o era il “Tumin show”?) e vogliamo uscirne! Non siamo carne da macello, verdura da ortofrutta e nemmeno cavie da laboratorio. E pensare che davamo la colpa del degrado della nostra città all’incapacità dei nostri politici. E proprio vero che l’uomo è cieco!