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L'amore fa l'acqua buona

Operaincerta, 14 luglio 2006

 
Suoni di Ivano Fossati nelle Dolomiti

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“Teatri” a cielo aperto e azzurro a 2.000 metri di altitudine e palcoscenici verdi senza soluzione di continuità con le platee. Sono queste le scene che accolgono artisti e pubblico durante la rassegna “I suoni delle Dolomiti. In cammino verso la musica e la montagna” (www.isuonidelledolomiti.it), organizzata da qualche anno da Trentino s.p.a. per offrire un modo diverso di godere della montagna e allo stesso tempo dell’arte.
Domenica 2 luglio, alle ore 14, al Passo di Lavazé, in provincia di Trento, a 1.807 metri s.l.m., grazie anche all’Azienda per il Turismo della Valle di Fiemme, al Comune di Varena e allaMagnifica Comunità di Fiemme, è stata la volta di Ivano Fossati e del suo concerto acustico.
“Libertà e Rispetto” sono le due parole chiave della rassegna, e non potevano risultare più azzeccate per un’iniziativa che, in generale, prevede musica, canzoni, parole, arte, in spazi aperti “liberi” e insieme particolarmente bisognosi di rispetto, nei quali anche il pubblico, che sceglie di giungervi e partecipare, si muove e si posa provvisoriamente in un certo senso con maggiore libertà che nella classica situazione chiusa, vincolata, recintata sopra e ai lati di un teatro, di una sala da concerti, o anche magari di uno stadio. Lo spazio aperto tra le montagne non pone al luogo del concerto dei confini veri e propri, il tetto è il cielo, le pareti sono gli alberi molto più in là, il livello del terreno che si alza da una parte e si abbassa dall’altra, a segnare un limite solo approssimativo, facilmente valicabile, passeggiando in calzoni corti, magari con dei bambini o anche, perché no, con un cane, o un nonno che si appoggia ad un bastone.
I suoni si allargano nello spazio, e pure il silenzio vi risuona più vasto. Verde e cielo. Il luogo incute rispetto e trasmette un senso di bellezza. La natura, la natura in montagna, ed è questa natura a chiederci rispetto, soprattutto negli equilibri delicati che caratterizzano la montagna. Il rispetto da parte del pubblico, che arriva un po’ per volta, sin dalla mattina, in qualche modo in punta di piedi, il rispetto da parte dei musicisti per il contesto che li accoglie, nel quale si inseriscono con leggerezza, armati del loro strumento acustico e della loro voglia di dire, di suonare qualcosa. E naturalmente il rispetto di tutto l’apparato organizzativo (solitamente il meno rispettoso, che troppo spesso organizza altro per mostrare solo se stesso, la magnificenza della propria macchina), che deve restare, com’è stato in questo caso, misurato, in un certo senso minimale, pur avendo fatto il miracolo, ad esempio, di collocare lì, in mezzo al verde di questi quasi 2.000 metri, un magnifico pianoforte a coda, per il musicista.
In questo contesto, la musica e le parole di Ivano Fossati, bravo come sempre, assumono una dimensione tutta particolare nella quale musica e natura si completano a vicenda e riescono a fare scivolare la mente, e finalmente il corpo, in dimensioni diverse dal quotidiano. E crediamo che anche Ivano Fossati si sia sentito un po’ così, e che le parole “Libertà e Rispetto”, per di più, gli calzino a pennello, alle sue canzoni almeno, che è quello che di lui conosciamo. Del resto anche le parole dette e non cantate che ci ha regalato nel corso di questo magnifico concerto, tra una canzone e l’altra - che non sono state poche, ma nemmeno troppe, una buona misura di dialogo con il pubblico, senza cadere nella chiacchierata eccessiva, nello slogan facile e accattivante a tutti i costi, ma insieme senza fare lo snob, senza porsi su gradini inconsistenti - le sue parole, dicevamo, ruotavano anche intorno a questi concetti… libertà e rispetto. Insomma, una chiave di ascolto, per la nostra vita e non solo per le canzoni di Ivano Fossati, che ci si è appiccicata addosso insieme alle musiche è proprio questa: la ricerca della giusta misura, dell’equilibrio miracoloso, obiettivo “per niente facile”, di tenere alta la bandiera della propria libertà e quella del rispetto per sé e per gli altri, per il diverso da sé, per il nostro fratello che guarda il mondo. “L’amore fa l’acqua buona”...
Il concerto di Ivano Fossati ci ha regalato emozioni sincere e profonde, nelle corde dell’amore e in quelle politiche. Ha toccato temi importanti e quantomai contemporanei, sociali e insieme sempre in qualche modo personali, come quello della malattia mentale, dell’individuo solo, alla sconvolgente agognata uscita da un ex ospedale psichiatrico, dentro la poesia e la malinconia dell’Uomo con i capelli da ragazzo, ispirata a un fatto di cronaca del 1987, nella sua Liguria, all’indomani della necessaria magnifica e dirompente chiusura di quel mondo a parte costituito dagli ospedali psichiatrici, o come Mio fratello che guardi il mondo, inno, ottimista, all’integrazione tra culture e popoli diversi. E ha anche cantato il disincantato amore per il proprio paese, in quella Notte in Italia, piena di nostalgia, che è riuscito a evocare sotto il sole cocente delle 15.
Infine, nell’ultima canzone dello spettacolo, probabilmente eseguita prima del previsto per paura che improvvisamente finisse la batteria dell’amplificazione (“non posso concludere senza averla cantata”), ha fatto alzare in piedi più di mille persone a cantare con lui Il disertore, una canzone scritta da Boris Vian nel 1954 per protestare contro la guerra d’Algeria ma che potrebbe essere stata scritta ieri, per il suo testo ancora e sempre attuale, coinvolgente.
I personaggi che riempiono le canzoni di Ivano Fossati traboccano di verità e di poesia. Cosa chiedere di più a una canzone, se non che odori di vero e che ci incanti con la poesia dei suoi suoni? Caro Ivano, il tuo sguardo sul mondo da navigante disincantato e insieme alla ricerca perenne degli incanti della vita ci riempie di una gioia sottile che ci fa sentire meno soli. Se poi le tue canzoni si spargono nella cornice idilliaca di un mondo incantato del quale troppo spesso ci dimentichiamo, ormai schiacciato, accerchiato e spericolatamente costretto in spazi fisici e temporali sempre più ridotti, la nostalgia per possibilità diverse ci inonda. Che sia un’acqua buona!

I musicisti
Ivano Fossati (voce e pianoforte)
Mirko Guerrini (percussioni)
Marco Fadda (fiati)
Pietro Cantarelli (tastiere)


La scaletta

  • Lindbergh
  • I treni a vapore
  • L’uomo con i capelli da ragazzo
  • Vola
  • Mio fratello che guardi il mondo
  • La pianta del tè
  • L’amore fa
  • Una notte in Italia
  • Buontempo
  • La rondine
  • Garbato amore mio
  • Il toro
  • La musica che gira intorno
  • Pane e coraggio
  • Panama
  • Il disertore