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Allarme incendi. E non solo

La Città, 17 giugno 2006

 
Intervista a Gianfranco Scarciotta, comandante dei vigili del fuoco di ragusa

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Avete mai provato a chiedere a un bambino di dirvi che cosa voglia fare da grande? Nella maggior parte dei casi vi risponderà che intende fare il mestiere del padre oppure... il pompiere.
Il pompiere, il Vigile del Fuoco... un mestiere duro, affascinante, mitizzato da grandi e piccini.
La storia dei Vigili del Fuoco è antica quanto il mondo perché antico è il bisogno che l’uomo ha di combattere i pericoli che gli arrivavano dalla natura.
Il primo a pensare una sorta di corpo dei Vigili del Fuoco fu Augusto che, tra il 26 e l’1 avanti Cristo, organizzò un grappo speciale di guardie notturne, i “vigiles”, con il compito di vigilare, appunto, perché non scoppiassero incendi ed, eventualmente, per adoperarsi a spegnerli.
Ogni epoca ha avuto i suoi vigili e li ha organizzati come meglio ha creduto. In Italia, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è stato istituito il 27 febbraio 1939 ma è a partire dal 1961 che ha assunto la forma attuale con la suddivisione in Comandi provinciali.
Attualmente prestano servizio nel Corpo Nazionale poco più di 30.000 unità, suddivisi tra personale operativo (i pompieri veri e propri) e personale tecnico amministrativo (con compiti di supporto).
Il Comando di Ragusa, oltre alla Sede provinciale, ha anche 2 Distaccamenti permanenti (a Modica e a Vittoria), 2 stagionali (a Marina di Ragusa e a Scoglitti, solo per i mesi estivi) e occupa poco meno di 200 unità (escludendo i Distaccamenti stagionali).
Di questo e di altro ancora abbiamo parlato con l’ingegnere Gianfranco Scarciotta, Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ragusa.

Ingegnere Scarciotta, secondo lei, in Italia, esiste una cultura della sicurezza?
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che in Italia nasce “solamente” nel 1939, è figlio di una tradizione piuttosto diffusa, soprattutto nel nord del nostro paese, che è quella dei Corpi Volontari dei Vigili del Fuoco. Questa cultura, si è man mano consolidata e il Corpo Nazionale ha acquisito un patrimonio di competenze, professionalità e una tradizione che, tra le Istituzioni dello Stato, lo pone, nell’insieme delle forze che concorrono alla sicurezza, tra quelle con più vocazione al soccorso e alla salvaguardia delle popolazioni. Il nostro compito per eccellenza, che è anche quello più appariscente, è quello del soccorso tecnico urgente, quello, per intenderci, con il vigile del fuoco che esce dalla caserma a sirene spiegate e che interviene negli incendi, negli allagamenti o nelle emergenze di diverso tipo. Ma noi ci occupiamo anche di prevenzione incendi, cioè di tutte quelle attività finalizzate a ridurre la probabilità dell’insorgenza dell’incendio, e di formazione degli addetti al servizio di prevenzione incendi. A questo riguardo devo dire che il Coipo Nazionale ha acquisito una grossa competenza in merito, competenza che ci è invidiata anche dagli altri Stati europei, e che riguarda soprattutto le normative tecniche di riferimento, le cosiddette regole tecniche. Tenga conto che in Italia questa cultura, questa sensibilità, è così diffusa che ci sono quasi 100 attività soggette a controlli di prevenzione incendi. E quando dico controlli, voglio intendere gli esami preventivi dei progetti di attività e i successivi sopralluoghi finalizzati al rilascio del cosiddetto Certificato di Prevenzione Incendi che rappresenta, in un certo modo, la patente di sicurezza di quell’attività stessa. Con questo non voglio affermare che siamo migliori degli altri ma, rispetto a questa problematica, in Italia c’è una maggiore sensibilità. E questo anche grazie alla cura e all’attenzione che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco mette nello svolgere la propria missione.

E invece, in provincia di Ragusa, le condizioni di sicurezza e prevenzione come sono?
Posso dirle che siamo allineati a quelli che sono gli standard delle altre province. Ovviamente ogni provincia ha le sue particolari peculiarità. Limitandoci alla Sicilia, ci sono province come quella di Siracusa, con il polo petrolchimico di Priolo, Augusta e Melilli, che vivono problematiche diverse dalle nostre. In questa zona invece c’è una crescita costante delle attività legate al turismo, alla piccola e media industria, all’artigianato e al commercio. Sono queste le richieste che arrivano dal mondo imprenditoriale e noi siamo pronti a svolgere nel migliore dei modi il nostro compito istituzionale.

Lei ha citato le attività legate al turismo. Anche quest’anno saranno aperti i distaccamenti stagionali estivi di Marina di Ragusa e Scoglitti?
Ad oggi, e rispetto a quelli erano i programmi, che peraltro copiavano le esperienze dello scorso anno, siamo nella condizione di poter aprire, nei mesi di luglio e agosto, il distaccamento di Marina di Ragusa. Qualche problema sta sorgendo per la riapertura di quello di Scoglitti, visto che il Comune di Vittoria, attualmente, per mancanza dì risorse finanziarie, non è in grado né di fornire i locali che dovrebbero ospitare questo presidio stagionale, né di concorrere alle spese per la sua gestione.

Parlando dì distaccamenti, quando saranno disponibili quelli permanenti di Modica e Vittoria?
Per quanto riguarda Modica, l’immobile e le sue pertinenze sono già disponibili. Stiamo ancora aspettando l’approvazione di una perizia per consentire l’istallazione di una cabina elettrica di trasformazione senza la quale il distaccamento stesso, ancorché ultimato, non può essere fruibile. La perizia sarà sottoposta a breve all’approvazione della Giunta Regionale di Governo, nella speranza di poter utilizzare la nuova sede entro la fine dell’anno. Per quanto riguarda il nuovo distaccamento di Vittoria, invece, siamo in attesa che il Comune bandisca la gara per l’assegnazione dei lavori. E qui i tempi saranno un po’ più lunghi e dovremo aspettare almeno ancora un paio d’anni.

Nel corso degli anni, c’è stato un aumento o un calo del numero degli interventi?
Negli ultimi due o tre anni c’è stato un incremento complessivo del numero degli interventi e, tra questi, un aumento degli incendi. A Ragusa i suoli agrari sono ben tenuti, pertanto il fenomeno degli incendi estesi è piuttosto contenuto rispetto ad altre province, come Enna, Caltanissetta o Catania. Qui, invece, purtroppo, si lavora tanto per gli incidenti stradali, alcuni dei quali anche mortali, per colpa delle infrastrutture stradali, che in provincia non sono tra le migliori.

Tra qualche mese lei festeggerà il suo primo anno da comandante a Ragusa. Può fare un bilancio di questa sua esperienza?
Esprimere un giudizio su me stesso e sul lavoro svolto mi riesce difficile. Non vorrei quindi parlare di bilanci quanto di attività complessiva che mi pare di aver svolto serenamente e proficuamente, con la collaborazione di tutto il personale e delle organizzazioni sindacali. Anche il rapporto con l’esterno, con gli altri Enti, mi sembra ottimo e improntato alla massima collaborazione. Di contro, ci sono i soliti problemi che affliggono la Pubblica amministrazione nel suo complesso e i problemi nostri, quelli del Corpo Nazionale. Ma non è nostro costume lamentarci.

Per finire, perché ha voluto fare il pompiere?
(Ride, ndr) Da ragazzo, quando studiavo, non pensavo proprio di fare il pompiere. Dopodiché ci sono entrato dentro, non voglio dire che “ci sono cascato”, perché non è così, e adesso ne sono contento perché è un mestiere che mi dà sempre stimoli nuovi, che mi affascina. È un lavoro, per dirla tutta, che non cambierei con nessun altro.