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La mano di Dio
Operaincerta, 14 giugno 2006
Furbizia e lealtÀ nel mondo del calcio. E non solo in quello.
Nel 1986, ai mondiali messicani, la partita Argentina-Inghilterra, valevole per i quarti di finale, alla fine del primo tempo era ancora inchiodata sullo 0 a 0. Poco dopo l’inizio del secondo tempo, però, Diego Armando Maradona, pur non avendo un fisico da corazziere, aveva anticipato il portiere inglese e segnato di testa. Alcuni giocatori inglesi avevano protestato sostenendo che il campione argentino avesse segnato usando la mano, ma l’arbitro aveva convalidato la rete perché non aveva visto nessun fallo. E dagli spogliatoi non era arrivata nessuna “confessione”. Solo qualche tempo dopo Maradona aveva ammesso l’uso della mano (era stato così veloce nell’alzare la mano e spingere il pallone nella rete che l’arbitro non si era accorto di nulla), dicendo che si era trattato della “mano di Dio”.
Nel 2000 Paolo Di Canio giocava con il West Ham, nel campionato inglese. A un certo momento della partita Everton-West Ham, il portiere della squadra di casa si era accasciato al centro della sua area di rigore. Un giocatore del West Ham nel frattempo aveva già crossato e Di Canio, tutto solo in area e pronto a segnare senza difficoltà, invece di fare quello che tanti avrebbero fatto, aveva preso la palla con le mani, fermato il gioco e permesso l’ingresso dei medici in campo.
In entrambi questi casi i due giocatori vennero osannati dalla stampa: il primo perché era stato furbo dato che aveva tolto dagli impicci la propria squadra segnando un gol irregolare senza farsi cogliere in fallo dall’arbitro, il secondo perché aveva fatto un gesto degno del libro Cuore.
In apparenza due episodi così distanti l’uno dall’altro da non fare immaginare nessun nesso tra di loro, in realtà due episodi che appartengono a un mondo che altro non è che una riproduzione della società in cui viviamo. Una società che elogia chi compie una buona azione (Di Canio, la Croce Rossa, il militare in missione di pace, il benefattore) ma che contemporaneamente si esalta quando capisce che qualcuno, in qualunque maniera, è riuscito ad aggirare le regole e a trarne un vantaggio (Maradona, l’amico che si fa cancellare la multa, il costruttore abusivo, il politico condannato che si fa eleggere al Parlamento, il compagno di scuola che è promosso perché ha copiato).
E così tutti i discorsi che in queste settimane sono stati fatti sul mondo del calcio, i buoni propositi, le richieste di pulizia sono probabilmente solo parole al vento, perché ripulire il mondo del calcio diventa impossibile se prima non si ripulisce la nostra società dai furbi, dagli impostori, dai truffaldini. Tutte persone che diventano dei miti da ammirare ed emulare perché, nonostante le furberie, continuano a vivere tra di noi ed, ecco il paradosso, molto meglio di noi.