ARTICOLI
Musica meticcia
Operaincerta, 14 aprile 2006
Il concerto di Thomas Pitiot a Beaucourt
Thomas Pitiot, sconosciuto a noi italiani e poco conosciuto anche ai suoi connazionali, appartiene a quel gruppo di giovani cantanti, citiamo ad esempio Agnès Bihil, Pauline Croze, Hubert Mounier, che con i loro testi e le loro musiche stanno rinnovando la canzone francese.
Nato 29 anni fa nel dipartimento Seine-Saint-Denis, nella banlieue parigina, nelle sue canzoni ci racconta proprio quel mondo e le vite, a volte banali ma sempre vere e sincere, degli uomini e delle donne che vi abitano, mostrandoci l’ingiustizia, l’intolleranza, la stupidità della società francese (ma in Italia non va tanto meglio…) attraverso le storie degli immigrati irregolari, che magari ha nostalgia della sua terra, del balordo di periferia, della ragazza che è costretta a prostituirsi per vivere e che viene rimandata al suo paese senza nessuno scrupolo, come se si stesse buttando un sacco d’immondizia nel cassonetto (C'est pas la fille du ministre de l'intérieur qu'ira vendre son boul' sur les extérieurs Boul'vard du crime, de la coco, et des pleurs, de la misère sexuelle et du sordide labeur C'est pas la fille du ministre de l'intérieur qui s'ra raccompagnée dans un avion sans ailes par le cynisme de sinistres éboueurs, Petite craquette. [Non sarà certo la figlia del ministro dell’interno che venderà il suo lavoro sulla circonvallazione del crimine, che venderà cocaina e pianto, miseria sessuale e la più sordida fatica. Non sarà certo la figlia del ministro dell’interno che verrà rispedita indietro su un aereo senza ali dal cinismo di biechi spazzini. La fighetta (nel senso di piccola figa)]), dei frequentatori delle piazze e dei café. Ma ci sono anche canzoni più dolci in cui parla della gioia di ritrovare il suo pianoforte o della maestra che a fine anno scolastico non ne può più di bambini ma che, dopo un’estate di riposo, non vede l’ora che la campanella suoni nuovamente (La maîtresse est fatiguée, dans la classe silencieuse elle sent que c’est l’été; pendant deux mois, personne ne l’appellera maîtresse endormis les p’tits ils et elles avec un s. La maîtresse commende à s’impatienter, elle a déjà fini tous ses romans d’été. Le silence est À deux doigts de l’agacer, elle attend que résonne la cloche de la rentrée, La maîtresse. [La maestra è stanca, nella classe silenziosa sente che è arrivata l'estate; per due mesi, nessuno la chiamerà maestra addormentati i bambini e le bambine. La maestra comincia a spazientirsi, ha finito già tutti i suoi romanzi estivi. Il silenzio la sta quasi per infastidire, E lei aspetta che risuoni la campana d’ingresso, La maestra]).
Le sue musiche sono meticcie, franco-africane soprattutto, un genere che va tanto di moda oltralpe (per tutta la prima parte dello spettacolo, Thomas, ha provato a convincere il pubblico che il suo gruppo, sono bravissimi, fosse formato da musicisti dal Mali). Ma c’è anche un po’ di reggae e di Brasile (al punto d’averci ricordato Bernard Laviller, uno dei primi musicisti francesi a fare del métissage la sua forza) e una forte influenza jazz.
Il 10 marzo 2006, Thomas Pitiot ha suonato alla sala “Georges Brassens” di Beaucourt. Dopo il concerto lo abbiamo incontrato.
Thomas, la tua è una musica meticcia, ha sonorità che arrivano da fuori, c’è profumo di jazz.
Io sono nato, ho vissuto e vivo nella banlieue di Parigi, nel dipartimento Seine-Saint-Denis, dove c’è una forte mescolanza culturale. Sia a scuola che altrove avevo rapporti con gente che veniva da fuori. Sono un tipo curioso e questo mi ha permesso di creare un legame speciale con queste persone. Avevo voglia di sapere tutto su di loro e sui loro posti d’origine.
Il tuo è uno spettacolo che ha una forte dimensione teatrale.
Ho cominciato a fare teatro da giovane: ho fatto la commedia, il clown e i laboratori teatrali. E poi ho lavorato molto nel mondo delle associazioni, ho partecipato a diversi progetti, ho organizzato viaggi in Africa. Mi sono anche occupato di progetti audiovisivi. Mi piace mescolare i generi, lavorare con le immagini, realizzare documentari.
Qual’è la tua fonte d’ispirazione?
Mi interessa la gente, il loro destino, i loro percorsi. Mi piace osservare da Aubervilliers all’Africa!
E invece per quanto riguarda la musica?
Mi piace lo slam, il rap, le percussioni.
Avremo mai l’occasione di vederti in Italia?
Io do molta importanza a ciò che le mie canzoni significano. Sarebbe una frustrazione enorme, per me, sapere che gli spettatori non potrebbero capirne i testi. Se dovessi venire in Italia farei qualcosa di più vicino all’Africa e canterei Bella ciao in stile wolof!
(la foto è di Jean Luc HOPP)