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Rockacustico
Operaincerta, 14 aprile 2006
Il concerto dei Quintorigo a Ragusa
Riuscite ad immaginare un gruppo che fa rock (o qualcosa di molto simile) usando quasi esclusivamente gli archi (violino, violoncello e contrabbasso)?
Per averne un’idea potreste ascoltare il live alla Albert Hall di Londra dei Deep Purple oppure, per non andare troppo in là con il tempo e con la distanza, sareste dovuti venire, venerdì 31 marzo, al cinema Lumière di Ragusa per ascoltare, dal vivo, il concerto dei Quintorigo organizzato, come sempre più spesso accade dalle nostre parti, dall’associazione “The Entertainer” (grazie Mariolina!).
Purtroppo eravamo meno di 100 a voler capire e la sala appariva vuota, troppo vuota, per uno spettacolo che si è dimostrato di alto livello. Forse il cambio del cantante, avvenuto meno di un anno fa, ha tenuto lontano il grande pubblico che, evidentemente, immaginava avrebbe assistito alla brutta copia di un concerto dei Quintorigo di John De Leo. Niente di più sbagliato! Il concerto è stato molto bello, Luisa Cottifogli, la cantante che ha preso il posto del De Leo, si è dimostrata voce bella e potente (ma su questo potevano nutrire dubbi solo quelli che non conoscevano la sua storia artistica) e il gruppo ha suonato con intensità e voglia, nonostante il poco pubblico (Ma dove sono i ragusani? Perché si scaldano solo per Vanoni-Paoli o per i concerti gratis?).
I cinque ragazzi romagnoli, in un’ora e mezza molto tirata, ci hanno proposto 16 brani e 2 bis presi qua e là da tutta la produzione del gruppo, cover comprese.
Segnaliamo il pezzo di apertura, Grigio, (che poi è stato anche il pezzo, non previsto, di chiusura visto che il pubblico, pochi ma buoni, ha costretto i Quintorigo ad un brano extra) con il duetto voce-sax alla maniera di quello più famoso voce-chitarra di Ian Gillan e Ritchie Blackmore; Redemption song, il cui ricavato andrà a finanziare EMREF, che parte molto lenta, che continua in classico stile reggae e che finisce, senza l’uso degli strumenti, come se fosse un canto africano; Ranni li, una canzone tradizionale egiziana, cantata a cappella da Luisa Cottifogli, il cui ritornello dice “Canta per me, piano piano. Canta per me e avrai i miei occhi”; Luglio agosto settembre nero, eseguita in una versione da pelle d’oca molto simile all’originale ma contemporaneamente (È possibile? Sì, è possibile!) nello stile Quintorigo, con una voce femminile che non fa rimpiangere quella di Demetrio Stratos e con arrangiamenti e improvvisazioni che non fanno rimpiangere quelli dei mitici Area. Ecco uno dei pochi casi in cui la cover vale quanto l’originale.
Infine Il cannone, canzone che dà il titolo al loro ultimo CD uscito nel febbraio di quest’anno, che comincia con un gustoso siparietto nel quale il maestro di musica Luisa subisce l’ammutinamento del gruppo.
Che si può dire d’altro? Possiamo solo affermare che il concerto è stato molto bello, nonostante i pochi spettatori presenti, nonostante ci fossero solo due luci bianche ad illuminare il palco (da ospedale, le ha definite la Cottifigli), nonostante la cassa di sinistra ogni tanto facesse le bizze lasciandoci così momenti di ascolto con un solo orecchio. I Quintorigo avrebbero potuto risentire di tutto ciò e suonare in modo distratto o approssimativo. Invece ci hanno regalato un’interpretazione magistrale e molte delle canzoni presentate hanno superato, per bellezza e intensità, la versione da studio.
E poi l’uso degli strumenti che è andato veramente oltre ogni nostra possibile immaginazione: avete mai visto un violoncello suonato come chitarra elettrica distorta o un violino che fa il banjo?
Sotto questo aspetto, però, una menzione particolare vorremmo farla a Valentino Bianchi (con la sua faccia, speriamo non si offenda per questo, da bimbo monello) per com’è riuscito a suonare i fiati (li ha quasi fatti parlare) e a Luisa Cottifogli che, al contrario, è riuscita, parafrasando un lavoro di Demetrio Stratos, a far a suonare la voce.
Concludiamo dicendo che, con l’abbandono del cantante John De Leo, i Quintorigo non hanno perso praticamente nulla perché se, forse, adesso c’è meno originalità, i loro brani sono più facilmente assimilabili mentre il tono di voce della Cottifogli ha permesso di mettere in risalto gli arrangiamenti permettendo agli ascoltatori di godere meglio delle sonorità quintorighesche.
Spesso si dice che gli assenti hanno torto. A volte si tratta solo di un modo per consolarci, per non dirci che avremmo fatto meglio a starcene a casa. Questa volta, invece, chi è rimasto a casa ha avuto veramente torto.
La formazione:
Luisa Cottifogli, voce
Andrea Costa, violino
Gionata Costa, violoncello
Stefano Ricci, contrabbasso
Valentino Bianchi, sax
La scaletta della serata:
- Grigio
- Neon-sun
- Frankenstein
- L’attesa
- Sole invisibile
- Redemption song
- Zapping
- Goodbye pork pie hat
- Ranni li
- Luglio, agosto, settembre nero
- La nonna di Frederick
- 440hz
- Il cannone
- Nero vivo
- Nel clone del padre
- Tristo si
- Alligator man (bis)
- Rospo (bis)
- Grigio (bis-bis)